Volevo oggi darvi delle informazioni su una delle fibre più pregiate al mondo.
La fibra cashmere si ricava dalla capra Hircus originariadegli altipiani dell'Asia. La parte più sottile e fine è la peluria del sottomantello ed è chiamata duvet,
cioè lo strato inferiore soffice e lanoso; la parte più grossa con peli
rigidi e ruvidi proviene dal mantello esterno ed è chiamata giarre.
Per raccoglierlo si esegue una pettinatura manuale del mantello durante
la stagione della muta, che avviene in primavera. La produzione si
aggira in media tra 100 e 200 grammi di pelo fine.
Al contrario di quanto si possa pensare una piccola quantità di cashmere proviene dall'omonima regione, condivisa tra India e Pakistan. I fornitori più importanti oggi sono infatti Cina, Mongolia, Tibet e Afghanistan.
La denominazione commerciale della fibra è cachmire in Francia, Cashmere nel Regno Unito e negli USA e Kaschmir in Germania.
Il cashmere più pregiato è quello che proviene dalla Mongolia, dove gli inverni più rigidi, spingono le capre a sviluppare una fibra più lunga e resistente. Tuttavia molte aziende in Europa tendono a mischiare il cashmere proveniente dai vari paesi, prediligendo il cashmere cinese per la leggerezza e la finezza, dato che il cashmere viene venduto a peso.
La fibra cashmere è molto delicata. Ecco qui delle semplici istruzioni per conservare al meglio il vostro lavoro una volta finito e indossato. Non indossate il vostro capo in cashmere per più di due giorni per non stressare la fibra e ridurre il fenomeno del pilling, quelle piccole palline che si formano nei punti dove avviene maggior sfregamento, come fianchi e ascelle. Col calore del corpo fa allungare le fibre che tendono a “sganciarsi” da
quelle più corte le quali, inevitabilmente, tendono ad arrotolarsi su
loro stesse, fino a formare appunto delle palline.
Dopo un giorno di utilizzo del capo di cashmere, l’ideale è porlo a
“riposo” per almeno un giorno, mantenendolo arieggiato in un luogo
fresco e disteso su una superficie piana.
Il lavaggio, dopo un’attenta eliminazione di tutti i pelucchi formatisi,
va effettuato a mano in acqua fredda o tiepida, senza ammollo, con l’utilizzo
di una quantità ridottissima di detergente delicato e neutro, specifico
per la lana. Il capo va messo in acqua rovesciato, non deve essere mai
strizzato e, se vi soni macchie più ostinate, esse vanno semplicemente
tamponate con un po’ di detersivo diluito, senza sfregare.
Caratteristicamente il cashmere non richiede ammorbidente, anzi i
lavaggi ripetuti lo rendono sempre più morbido. Questo accade perché la
capra che lo produce non secerne lanolina, sostanza impermeabilizzante
prodotta, invece, dalle pecore e che, a seguito di lavaggi, può essere
persa dal capo che, col tempo, tende ad infeltrirsi.
Risciacquato con abbondante acqua corrente, il capo va tamponato tra
asciugamani per togliere gran parte dell’umidità e, quindi, disteso su
una superficie piana, in ambiente asciutto, non esposto al sole.
Non andrà mai appeso ad asciugare, né lasciato con le maniche
penzolanti, perché rischieremmo di ottenere un capo irrimediabilmente
deformato.
Un capo correttamente lavato ed asciugato raramente avrà bisogno di
stiratura ma, se essa si dovesse rendere necessaria, non dovrà mai
essere posto il ferro rovente a contatto col capo. Meglio dare solamente
dei colpi di vapore a circa 5 cm di distanza dal tessuto o, in casi più
estremi, frapporre fra il cashmere rovesciato ed il ferro un tessuto di
cotone o lino per l’effettiva stiratura a temperatura bassissima.
Prima di riporre il capo, se non utilizzato per molto tempo, dovremo
accertarci che non vi siano in esso residui di umidità, fattore che
facilmente richiama le tarme, già particolarmente “golose” di questa
lana così soffice.
Gilet by Sonny
Ed ecco come sta venendo il gilet by Iry
Il capo andrà, quindi, riposto in luogo asciutto e fresco, all’interno
di una custodia che contenga ovviamente un antitarme come cedro, menta o
lavanda.
Ora che sappiamo come prenderci al cura al meglio del nostro cashmere vi presentiamo alcuni nostri lavori
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